– Benvenuto alla Perpetual Connection – una voce gentile mi accoglie nello studio medico – Ora stia fermo, prego. Vedrà, non sentirà nulla, giusto un lieve pizzicotto alla base della nuca.
Te lo do io, il pizzicotto, penso. Il medico che mi sta rovistando nella testa è una ragazza sui trent’anni, alta, bionda, con le gote spigolose e i denti perfetti.
– Fatto, può andare. L’impianto si attiverà automaticamente.
– Grazie, è stata bravissima – sorrido sornione.
– Abbiamo installato l’ultima release, l’aggiornamento contiene diverse importanti novità.
– Non vedo l’ora di scoprirle!
Devo avere stampato in faccia un sorriso da ebete perché lei mi guarda come fossi un mandrillo arrapato. Pare che l’upgrade prometta meraviglie, vedremo. Per il momento mi basta prendere confidenza con questo aggeggio.
Raggiungo a passi spediti il piazzale antistante l’edificio ultramoderno della Perpetual Connection, nei vetri a specchio si riflette la mia auto rosso fiammante che sta arrivando, si arresta di fronte a me e mi apre la portiera. Ottimo, la connessione è iniziata. Manco a dirlo la macchina sa già dove voglio andare: ho un aperitivo in centro con Sandro. Mi voglio divertire a mettere in difficoltà l’impianto, vediamo se ce la fa a starmi dietro. Ghigno da solo al pensiero e cambio idea sulla destinazione. Penso che voglio andare in palestra. L’auto cambia repentinamente direzione, bene. Torno a pensare all’aperitivo con Sandro. Nessuna indecisione, l’auto reimposta la nuova rotta verso il centro. Cambio idea altre tre o quattro volte: nessun tentennamento.
Dopo essersi fermata davanti al dehors del bar e fatto scendere in corrispondenza del tavolo dove mi aspetta Sandro, l’auto va a cercarsi un parcheggio per conto suo. Sono in visibilio.
– Sei in ritardo – mi accoglie Sandro stizzito.
– Ciao, scusami. Stavo testando il mio nuovo dispositivo neurale.
Un cameriere arriva con due spritz e un tagliere di tramezzini, li appoggia sul tavolino, saluta cortese e se ne va.
Lo osservo sconcertato, non sono mai venuto in questo bar e Sandro non ha ancora ordinato nulla. Ma certo! Ha un impianto neurale, si intravvede dietro alla nuca. Mi dovrò abituare.
– Notevole.
– Già – annuisce Sandro – e la cosa più stupefacente è che lo ha saputo prima che tu arrivassi.
– Si, stupefacente questa connessione. Tu cosa ne pensi?
– Di questa pazzia collettiva? Preferisco non pensarci. Di sicuro io non mi farò mai spappolare il cervello.
Sandro si è irrigidito. Ci conosciamo da sempre, da quando andavamo all’asilo. Per me il suo parere è sempre stato importante, fin dai tempi di Giovanna. Lui mi aveva avvertito che quella non era la ragazza giusta per me, aveva ragione e non aveva avuto bisogno di una connessione neurale per saperlo. Ma trovo che si stia tagliando fuori dalla realtà, dal mondo del futuro.
– So cosa stai pensando– salta su Sandro– pensi che io sia obsoleto, antiquato, tagliato fuori dal mondo.
Mi guarda ingoiando il quarto tramezzino, intanto arriva il cameriere con il secondo giro di spritz.
– Te l’ho detto mille volte: non c’è più bisogno di alzare un dito e tutto fila come deve. Non è possibile nemmeno mentire o progettare reati di qualunque tipo.
– Giovanna ce l’ha?
Non capisco il motivo della domanda, la storia è finita da un pezzo.
D’un tratto conosco la risposta. Giovanna è connessa, è stato sufficiente pensare a lei perché mi rintracciasse.
– Non ti è mai realmente passata – insiste Sandro – e lei adesso lo sa…
Maledizione, è vero. Dovrò scusarmi per averla scaricata senza spiegazioni, senza farmi più sentire, solo perché Sandro mi aveva detto che non era la persona adatta a me. Ora sa che sono stato un codardo.
Quando si teme qualcosa, ecco che quel qualcosa si materializza come se fosse sempre stato lì, sul punto di verificarsi e proprio in quel momento, quello della paura, trova il pretesto per auto avverarsi.
– Complimenti! – Giovanna è qui di fronte a me – Che uomo, sono felice di sapere che stai bene. – mi molla uno schiaffone in piena faccia e va via senza salutare.
Va bene, meglio così, la cosa l’ha affrontata lei. Adesso posso non pensarci più.
– Visto? La connessione ha risolto l’inutile problema che avevi posto.
Mi accarezzo la guancia in fiamme e finisco il secondo spritz.
Il cameriere porta il terzo giro e un vassoio di pizzette. All’ultima pizzetta arriva la mia auto e mi apre la portiera.
– Ci si vede, mandami un whatsapp vecchio mio!
L’auto mette in moto e mi porta con sé.
Sono trascorsi pochi minuti, la testa mi scoppia, l'auto non risponde. Saranno gli spritz. Poi d’un tratto più niente, vuoto assoluto. Qualcuno parla concitatamente.
–Defibrillatore! Presto, presto! Intubiamolo.
–Inutile, basta così. Non ce l’ha fatta.
Mille connessioni accedono contemporaneamente al mio cervello, persone che non vedo da anni mi chiedono spiegazioni su fatti accaduti e dimenticati. Almeno così credevo. Ci sono tutti, tranne Sandro.
In mezzo a quell'insopportabile frastuono una voce gentile mi sussurra: benvenuto alla Perpetual Connection!