ogni giorno liscio le due tazzine
su cui hai scarabocchiato ritratti di me
-non significavano niente allora
e neanche adesso sono così necessarie-
ma non vengo alla tua tomba perché i fiori del cimitero sono viscidi
e sto nella stanza affacciata sul corso dove le urla dei ragazzi mi disturbano il sonno
piuttosto meglio la morte mi ripeto
perché la vita o è stata o è solo degli altri
- eppure non riesco a gettarmi di sotto
ho tolto dalla casa ogni oggetto per non ricordati
e dormo appollaiato sul calorifero
toglierò anche questo
raschierò i muri e abbatterò la casa
così mi svuoto ogni giorno
e l'errore del mio corpo si attenua
non so perché non getto le tazzine
(ci riuscirei
certo)
non soffro come con gli altri ninnoli
e passo i giorni a lisciarle
(la mia cura inconscia?)
e i disegni fanciulleschi si rischiarano fino al bianco della ceramica
(magari potessi continuare a lisciare tazzine
senza che i ritratti svaniscano)
(ma è forse ciò che temo?)
pseudo-paralogismo:
via ogni oggetto per dimenticarla
lisciare tazzine per dimenticarla
via le tazzine per dimenticarla
(non so più ciò che voglio)
(l'ho mai saputo?)
desiderio di sbiancamento
o di non ricordo
amo le lische di pesce e la sottigliezza delle piattaforme petrolifere
mi ripeto spesso
e non concludo
piuttosto meglio la morte