Mi piacciono le cose vecchie, consunte, lise, scolorite, macchiate, bucate, bruciacchiate, vissute. La maglietta indossata da Terence Hill nel film “Lo chiamavano Trinità”. La Bluesmobile dei fratelli Elwood e Jake. La superficie screpolata di un tavolo d’osteria con i suoi disegni, di cerchi sfuocati come fantasmi di calici lenti, di toscani abbandonati accesi sul bordo, di una svirgola dell’anello indossato da un pugno battuto. Oggetti che invecchiano con noi, prendono appunti, sussurrano, tengono compagnia.
Mi suscita tenerezza chi altrimenti, non rimuove i film di plastica protettiva dall’auto nuova o dal materasso. Vorrebbero ingannare il tempo ingannando loro stessi. Se potessi donerei loro l’immortalità ma inevitabilmente un giorno, l’auto finirà dallo sfasciacarrozze, il materasso in discarica con tutte le protezioni e loro in una bara con la fodera di raso ricoperta di polietilene per alimenti, in volo verso una nuvoletta che ricopriranno di pvc.