Tra frantumi di vie
in uno stridente divenire
va distante e polveroso
addormentato sul ritmo
di una stagione sfibrata
un giorno flesso di memorie.
Assale la fretta della sera
a cercare il suo buio
perso nei miei occhi
e in mano mi resta
la sorte di una bimba
in gioco con l'inganno
del caso che oscilla
nei vertici di un tramonto.
E allora si amplifica
il dissidio di foglie
tra macule irreversibili
nelle lenti debordanti di luna
che affollano ardimentose
questa coltre di leggerezza
volta alla volontà del vuoto.
Un pensiero di roccia
sfiora e assicura
alla sua perfezione
e non sfalda e non cede
ma preme e resta a dire
che non si può passare
oltre la solida illusione
del tardi rimandato.
I sogni scorrono lenti
c'è tempo per ieri
e forse è già domani
mentre seduti in queste
ore flesse su traiettorie errate
viviamo di noi
nella vaga scomposizione
di note e di nome.