Ad ogni squarcio
la principessa ferita con abili mani
si ricuciva bottoni di lacrime
sui maglioni delle notti di lana
pungenti
come stelle di filo
E nelle profonde ferite
la vita s'impegnava con abbondanti innaffiature
per la crescita di siepi di edera e di rose
barattare le cicatrici di asole scucite
in cambio di certe consapevolezze
di viole autunnali mature
Lei profumava di cose compiute
Con una primavera
dal ventre sconquassato
reggeva ancora la musica delle parole
e le trame dei fili di ogni ricamo
perché le mani rinascono dalle mani
dalla debolezza di una posa
il viso rinasce dall'espressione
che fa un viso perduto
nel fitto bosco di uno specchio
che lo ha illuso
rinascere in un'esitazione
di uno sbilanciarsi di piedi sul bordo
di una fredda ringhiera
creandosi un'alibi nell'occhi bendati
pioversi addosso amarezze d'inverno
gelida neve di lame azzurre
Dolcissime labbra di cetra
che sanno fare ancora le note
scossa viva sul nervo dolente
stanchezza del muscolo del tuo orologio
polpa viva su ossa di nebbia
E le mani che si perdonano a vicenda
la pace in un calice di vino
Lei dice che l'amore si celebra
Lei dice che il dolore si banchetta
Ha la stessa fierezza
quando lo dice
di un cigno che si perdona
per l'ala ferita