Il primo angelo,
pur devastato dall’eroina,
trovò la forza
di suonare la tromba:
una musica purissima e fredda
come l’ago di una siringa
si levò nell’aria.
Seguirono grandine e fuoco
mescolati a sangue,
che furono gettati sulla terra:
e la terza parte degli alberi fu bruciata,
e ogni erba verde si seccò.
Quando il Secondo Angelo
suonò la tromba,
disegnando nell’aria
una breve figura musicale
ripetuta a oltranza,
con un certo ritmo swingato
tra il funky e l’hard bop,
figlio della malinconia del blues
benché pieno di energia,
vidi un astro caduto dal cielo
sulla Terra.
Gli fu data allora la chiave
del pozzo dell’Abisso,
e aprì il pozzo dell’Abisso
e salì dal pozzo un fumo
come il fumo di una grande fornace,
che oscurò il Sole
e l’atmosfera.
Dal fumo uscirono cavallette
che si sparsero sulla Terra
e fu dato loro un potere
pari a quello dei Vampiri dello Spazio.
E fu detto loro di non danneggiare
né erba né arbusti né alberi,
ma soltanto gli uomini.
Non fu concesso loro di ucciderli,
ma di tormentarli,
e il tormento era come il tormento del Vampiro
quando morde.
Gli uomini cercarono allora la morte,
senza trovarla;
bramavano morire,
ma la morte li fuggiva.
Queste cavallette avevano l’aspetto di Sirene
pronte per la guerra.
Avevano capelli rossi e gialli,
capelli di donne,
ma i loro denti erano come quelli dei Vampiri.
Avevano la schiena e le braccia dipinte
con orrendi tatuaggi
e il rombo delle loro ali
era come il rombo di carri
trainati da molti cavalli
lanciati all’assalto.
Avevano code da scorpione,
aculei e denti aguzzi.
Nelle loro code e nei loro denti
stava il potere
di far soffrire gli uomini.
La loro Drag Queen
era l’Angelo dell’Abisso,
che in ebraico si chiama Perdizione,
in greco Sterminatore.
Quando il Terzo Angelo suonò
una sensuale bossa nova
con uno scintillante flumpet,
cadde una grande stella dal cielo,
ardente come una torcia:
cadde sulla terza parte dei fiumi
e sulle sorgenti delle acque.
Il nome della stella è Assenzio:
e la terza parte delle acque si mutò in assenzio
e molti uomini morirono per quelle acque,
perché erano divenute amare
e letali.
Suonò la tromba il quarto angelo:
dalla tromba uscirono serpenti
sibilanti una musica
che risuonava profonda
come i pensieri di un Dio
dall’infinita cupezza,
con silenzi e spazi cosmici
fra lunghe note
incantate e cristalline;
dalla più acuta si alzò
una grande montagna di fuoco ardente
che fu gettata nel mare.
E la terza parte del mare divenne sangue;
e la terza parte delle creature che vivono nel mare morì,
e la terza parte delle navi andò distrutta.
Il quinto angelo suonò con la tromba
When the Monsters Go Marching In
e duecento milioni di Vampiri furono sciolti
dalle catene che li imprigionavano
nello Spazio Profondo;
salirono sulle Navi Fantasma
dalle grandi teste con enormi corna
che in un baleno apparirono nel Cielo;
e la battaglia di Armageddon ebbe inizio.
Il sesto angelo suonò la tromba.
Un si bemolle lunghissimo,
lancinante, giallo,
che prese slancio dal coro celeste
che lo aveva preceduto:
così forte da sciogliere le catene
dei Quattro Cavalieri
pronti a difendere gli uomini
dai Vampiri dello Spazio.
Il Primo Cavaliere era un’aquila,
un capriolo, un elefante
e vedeva il mondo
come lo vedono gli animali.
Il Secondo Cavaliere era un punto,
una linea, un quadrato
e vedeva il mondo
come un caos arbitrario
di colori che lo creavano
e ricreavano.
Il Terzo Cavaliere era un palloncino rosso,
un pesce magico, un gatto, un uccello
e vedeva il mondo dei morti
e dei non nati.
Il Quarto Cavaliere era l’Orsa Maggiore
e il mondo non la vedeva,
perché era invisibile.
Così mi apparvero i Cavalieri:
erano più azzurri dei Fantastici Quattro
e avevano corazze di cristallo.
I Cavalieri Azzurri attaccarono
in duelli singoli
le Quattro Drag Queen dei Vampiri
– tutte tatuate, tranne una,
e luminescenti come ologrammi.
I Vampiri alitavano su di loro fuoco,
fiamme, fumo e zolfo.
La battaglia fu lunga e incerta.
Ma con il fuoco, le fiamme,
il fumo e lo zolfo
che usciva dalla bocca dei Vampiri
fu sterminata l’umanità.
Il settimo angelo suonò la tromba:
un pezzo fragoroso, dinamico,
pieno di improvvisazioni.
Ci furono lampi e voci
e tuoni e un terremoto
e una forte esplosione di lava
calda e biancastra
da cui il mondo risorse
per l’ennesima volta
elevandosi al cielo
come lo squillo
di una tromba.
Libera traduzione da: Apocalypse Hic et Nunc. The Great Liber of Ariminensis Centuriae, di Federicus Dei Fellini, Mago, Astrologo, Musico e Diciannovesimo Conte di Forlimpopoli – incunambolo originale in antico ariminense del XII secolo circa (N.d.R.).