Sono passati pochi secondi da quando il capitano ha fatto il suo annuncio:
“Signori e signore è il capitano che vi parla. L’aereo sta precipitando. Il motore di destra si è spento, quello di sinistra si è surriscaldato e ora ha preso fuoco. A causa di un cortocircuito i comandi dell’aereo non rispondono e abbiamo perso il contatto radio con l’esterno. Prima che tutto si bloccasse ho stabilizzato l’aereo per ritardare il più possibile lo schianto e permettervi di godere di questi ultimi attimi di vita. Non sprecateli. Non voglio sentire né pianti né preghiere, non servono a niente. Ci stiamo dirigendo verso le Alpi a sud della Francia. Abbiamo circa due ore. Chiedo alla signora con la gonna blu e gli splendidi occhi verdi alla quale ho fatto l’occhiolino quando è salita a bordo di aspettarmi in fondo all’aereo. Ho fatto preparare due calici di champagne per noi. Slacciatevi le cinture e divertitevi.”
Guardo fuori dal finestrino. Il motore in fiamme è un sole che tramonta sull’ala dell’aereo. Un tramonto che ci segue, che non vuole abbandonarci, un tramonto che accende il cielo. Prendo il telefonino e lo fotografo. Questa la mostrerò… a chi la mostrerò? Mi viene da ridere. Guardo la foto, è bellissima e poi guardo verso l’interno. I passeggeri si scrutano in un silenzio surreale.
Slacciate le cinture. Poco più avanti sento lo scatto, il classico rumore di una cintura di sicurezza che si sgancia. Una ragazza si alza e comincia a spogliarsi e subito vedo il suo vicino di posto sfilarsi la maglia.
Altri clank, cinture che si sganciano.
La mia vicina di posto mi guarda. Lei è solo? Sì, e lei? Sì, anch'io. Mi sorride. La cintura? Già sganciata. No, intendevo… Appoggia la mano sul mio ginocchio e risale lenta la gamba, leggera, mi sfiora la cerniera e arriva alla cintura, la sfila dall’asola, la slaccia.
Slacciate le cinture.
Mi sorride. Clank, la libero dalla sua mentre sento la sua mano intrufolarsi fra i boxer e la mia pelle. La cerniera si apre mentre con la sua mano comincia un movimento lento a salire e scendere. Inarco la schiena. Pantaloni e boxer scivolano fino alle ginocchia mentre lei si china su di me e mi inghiotte, con la sua bocca. La sento calda, risucchiarmi, avvolgermi. Chiudo gli occhi, se questo non è il paradiso ne è di sicuro l’anticamera. D’improvviso si alza e arrotola la gonna fino ai fianchi. Si mette a cavalcioni su di me. Le faccio scivolare le mutandine lungo le cosce. È in ginocchio sopra di me, mi domina dall’alto. Avvicino la bocca e sento le labbra bagnate schiudersi al contatto con la punta della mia lingua. Lei stringe forte la mia testa contro di lei, sento il profumo forte della sua eccitazione. Lascia che la mia lingua la penetri, mentre con le mie mani le stringo forte la carne. Oddio, non è l’anticamera del paradiso, è il salone principale, quello dei ricevimenti. Piano piano si adagia, la mia lingua scivola fuori, percorre tutto il suo ventre, le accarezza l’ombelico mentre lei si sfila la maglietta. Le bacio i seni e lei si lascia penetrare con dolcezza. All’improvviso uno scossone, un vuoto d’aria. Le entro fino in fondo. Alcuni dei passeggeri urlano ridendo e alzano le mani come sulle montagne russe. Guardo fuori, dopo lo scossone l’aereo si è inclinato, sta cambiando direzione. Il motore è quasi tramontato del tutto. Una leggera scia di fumo segna il nostro passaggio.
Al centro del corridoio due hostess inscenano il rituale degli avvisi in caso di incidente: “Mantenete la calma. In caso di ammarraggio liberatevi di tutti i vestiti che potrebbero impedirvi di nuotare con facilità” e ridendo cominciano a spogliarsi l’una con l’altra: “Prima dell’impatto accovacciatevi e mettete la testa fra le gambe” e si stendono in mezzo al corridoio, la testa dell’una in mezzo alle gambe dell’altra.
Tutto l’aereo è un ansimare unico. Mi affaccio sul corridoio. Una signora anziana bacia teneramente il marito mentre lui la accarezza là dove chissà da quanto non osava.
Un altro scossone. Le mascherine si sganciano. Qualcuno la indossa. L’ossigeno aumenta l’energia. Guardo verso il fondo del corridoio. Vedo i corpi del capitano e della signora dagli occhi verdi avvinghiati su un letto di giubbotti di salvataggio. Dimentico tutto e tutti e torno a lei che si muove sopra di me. Ci baciamo. Non so se sperare che sia solo un sogno o no.
Quando le squadre di soccorso ci raggiungono si trovano di fronte a uno spettacolo mai visto. Nessuno di noi si è ancora accorto dell’ammaraggio. L'aereo si è adagiato a pochi metri da una spiaggia di un’isola tropicale.
Il capitano, ridendo, li invita a procedere con i soccorsi e loro non se lo fanno ripetere due volte.
Siamo passati alla storia come il volo AZ6969.
Io e la mia vicina di posto ora viviamo insieme a Parigi. La compagnia aerea ci ha regalato i due sedili sui quali ci siamo conosciuti, li abbiamo sistemati in mezzo al salone e ogni sera vi celebriamo sopra la nostra salvezza facendo l’amore.
Appesa alla parete la foto del sole che tramonta dietro un'ala d'aereo.