Un giorno, ... o un'altro, in un'epoca forse prima, della storia raccontata, un cavaliere che sembrava uscito da una illustrazione, si trovava in mezzo a una strada. C'era neve nei boschi e fango sul sentiero, acqua ovunqu. Il grande cavaliere cavalcava il suo destriero con baldanza, nel fiore della sua giovane età. "Presto tornerà il balestruccio, benevolo ospite estivo, a fare il suo letto pensile sotto qualche sporto, fregio, contrafforte o angolo favorevole, delle nostre abitazioni.", lo udiva così recitare il suo scudiero. S'avvicinava in quel mentre, dalla strada maestra a metà della vallata, che costituiva in quell'epoca un altro cavaliero, stava bene eretto, avrebbe potuto assomigliare a Gassman in Brancaleone, perocchè anch'egli giovane assai. Giunto che gli fu dappresso, costui fermò il suo destriero e con voce sgradevolmente forte si presentò e gli porse un troppo fiero saluto. Il primo cavalier rimase a scontento di quei rozzi modi e poco consoni ed acconci. Sicchè, arrestatosi nel centro della contrada e presentatosi, lanciò la sfida secondo il codice della cavalleria cortese del XI secolo. Come sempre succede in simili casi, ne seguì singolar tenzone. "Levati dal cazzo" gli fa lui. "Cazzo c'hai? Stai male?"; "Oh, questo qua sta male...." e contorno di risatine. "Vieni fuori" e i due giovani escono dal localetto. Branzo e Dino s'osservano al freddo. Un fumo esce dalle loro bocche, gli occhi sono liquidi. Con Branzo, c'è un gruppo di una decina di persone. Amici suoi. Dino è raggiunto da suo fratello Stazz. Nell'aria ci sono scintille, partono degli spintoni. Brandaleone e il giovane ma già grande cavaliere et milite lanciati sui rispettivi cavalli, andarono e cocciarono le armi. Benchè giovani e prodi la paura facea tremar le gambe, già grande impresa era stare a cavallo figurarsi menar botte e prenderle. Appena si furono toccati i due duellanti si ritrovarono già ben lontanati, mentre un volgo di sparuto popolo mal pettinato e cisposo, assisteva alla scena. Ma i due cavalieri dopo essersi guatati per uno longo secondo, si lanciavano con nuovo vigore uno contro l'altro, gli occhi sbarrati, le mani strette alle lance, questa volta era sul serio. Deano, Il Diesel guarda il fratello e dice: "Andiamo?". Setzu, o Stazza, gli risponde: "Come vuoi". Intanto l'inverno incombe gelido e chiude in una morsa l'uomo con le sue pulsioni mai risolte. Da capo, siamo da capo. "Togliti di mezzo". "No". Le luci del parcheggio non sono sufficienti. Tutto si svolge in un opaco grigiore scuro. Le persone sono le proprie ossa, il tema basilare di una leggenda, nella profonda e tenebrosa unità del mito. "E chi se ne frega", dice Dyno. "Cazzi nostri" risponde Sazzo. Il gruppo degli amici di Brando si fa grosso. Aumenta. Arrivano altri giovani, la zona si riempie. Una West Side Story senza una Maria. Anzi con troppa e non solo quella. Ora, Dino è davanti a Branzo, senza pensare. Una finta col piede, come a mollargli un calcio in uno stinco, quello scansandosi d'istinto spinge indietro le gambe e sporge il corpo e il viso avanti. Parte un pugno diretto, in pieno volto, di destro, i piedi piantati a terra, una lieve torsione del tronco, senza pensieri, quello va giù. Subito, cade di peso. Resta a terra, senza un lamento, muto. Ciò che non devi mai fare in una rissa è restare a terra. "Ti stacco quella brutta testa di cazzo” ringhia Dino, ma fa un errore. Guarda lo straccio sull'asfalto bagnato, immobile, come un legno incarbonito, che a tratti trema con leggere convulsioni, completamente inerte. Tutto si ferma, Sazzo si volta. Tutti sentono una voce dire : "Aspetta". E' Maria, la ragazza di Brando, che si fa strada tra le persone inquieta e risoluta. Allora c'è, una Maria. Maria, con la massima serietà dice: "Lascialo". Spiegherà, il suo ragazzo soffre di rare ma intense crisi epilettiche. Non spiegherà, prima, dentro il localetto, Dino l'ha per davvero appezzata. Brancoleone disarcionato dal secondo assalto, si girò per rimettersi subito in piedi. Folle di paura il suo sguardo andò convulso a cercare il cavaliere, dopo pochi secondi di panico lo vide. Lo vide immobile come seduto, con le gambe all'aria e la schiena a terra. Fu così che Branca smise di tremare. La lucida armatura, il cavaliere non si muoveva, continuava a restare immoto come fosse fatto di pietra, o di mattoni cotti. Pronto a brandire la spada, Leone capì, proprio da quel momento in poi, che la sua vita era cambiata. Fu così che seppe di non avere più paura. Il plauso della platea misconosciuta e indotta dei malconci per uno lungo tempore lo salutò. In quel momento sembrava il suo sembiante simile più a Gigi Proietti. Un nobile cheto gesto della mano aperta col palmo rivolto verso il viso fatta leggermente oscillare in dietro e avanti, accompagnato da un leggero annuire con il capo, fu dato in risposta, come a dire "arrivederci", oppure "te saluto", o in alternativa, al massimo un'accennata, laica ma devota, benedizione. Sorgi Cavaliere.

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Commenti degli utenti
Esordiente
Particolare, sorprendente, divertente, irriverente e, crepi l'avarizia, donchisciottesco.(Ps: ci sono piccoli refusi nel testo, ma funziona benissimo lo stesso).
Imago ha votato il racconto
Esordiente
La classe non è acqua...
Complimenti!!!
Violeta ha votato il racconto
Esordiente
Sonia A. ha votato il racconto
Esordiente
Barbara ha votato il racconto
Esordiente
Scrittore
Un caleidoscopio. Un gioco con colpi di teatro e cambi di scenari che mettono in risalto una impeccabile regia. Complimenti!
Helena ha votato il racconto
Esordiente
Mi piace il genere e mi è piaciuto solo non avrei inserito il riferimento a Gassman e Proietti.
Franco 58 ha votato il racconto
Esordiente
Un altra volta "guatare", due in due giorni, dopo anni di assenza. Bel pezzo: ti piace sparigliare le carte. Fai bene... è l'unico modo per capire cosa vogliamo, cosa vorremmo...
Tella ha votato il racconto
Scrittore
blu ha votato il racconto
Esordiente
[K] ha votato il racconto
Esordiente
Scrittore
Bello, Stefano. Un pathos fortissimo. Non credo che il lottatore dei nostri giorni potesse essere un cavaliere in passato, ho sempre immaginato che quelli avessero qualche valore. Ma sai che ti dico? Mi sono appena ricreduta. Sì sì, hai ragione tu.
Lo stile è strano, non ortodosso - se così si può dire - ma sei tu ed è (anche) il tuo bello.