Un abbraccio. Un forte abbraccio. Un abbraccio imbarazzato. Quindici anni dall’ultima volta. Quindici anni dall’ultimo incontro. Ed ora, eccoci qui. Seduti uno di fronte all’altro. Un bar orribile. Certo che uno più brutto non si poteva trovare. L’unico della stazione.
Ci guardiamo negli occhi. Aspettiamo il cameriere che continua ad ignorarci. Riusciremo ad ordinare? Controlliamo l’orologio per non perdere il treno. Abbiamo un’ora. Solo un’ora.
Prendiamo una cioccolata calda? Fa molto freddo fuori. Ci scalderebbe. Meglio dell’alcool. Mi scalderà di più. Uno spritz. Un Negroni. Parole. Parole. Parole. Ricordi differenti della stessa storia. Strano, vero? Strano come i ricordi posano essere diversi. Punti di vista differenti.
Lo ricordiamo come fosse un film. È stato solo un film. Il nostro film. Tutti hanno bisogno di un film. Anche uno piccolo. Un tatuaggio sotto pelle. Profondo. Un film che non puoi mostrare. Un film che non vuoi mostrare.
Una carezza. Capelli grigi. Sale e pepe, si dice così.
“Sei rimasta uguale”. “A parte i capelli viola, sei rimasta uguale”. Sorride “Forse sei dimagrita un po’”.
Ne è passato di tempo. Cos’era? La settimana scorsa? Un’espressione triste mina un attimo i suoi occhi. Nei miei ci sono lacrime. Non per noi. Per gli anni che sono passati. Per la vita che ci ha cambiato. Per quello che abbiamo dovuto accettare. Per gli errori che non possiamo cancellare. Per quello che ci ha reso felici. Per quello che non ci rende felici. La vita continua! Com’era quella canzone dei Queen? “Lo spettacolo deve andare avanti!”
Ci salutiamo. Altro lungo abbraccio. “Ciao”. Andiamo. Ognuno per la sua strada. Come è stato fino ad oggi. Ognuno per la sua vita.
Lui ha una figlia. Io ho un gatto. Lui non ha amore nella sua vita. Io non ho amore nella mia vita. A parte la figlia. A parte il gatto…
Roma settembre 2001
Capelli corti. Scuri. Alta. Magra. In un fluttuante vestito rosso. Senza maniche. Fa caldo. Luce negli occhi. Espressione felice.
Capelli corti. Scuri. Alto. Magro. Camicia Bianca. Jeans scuri.
Mano nella mano. Occhi negli occhi. Roma. Metà settembre. Serata tiepida. Luci gialle che illuminano gli edifici già scuri. Si tengono stretti. Si fermano in mezzo alla strada per un lungo bacio. Vacanze Romane tutto in una notte. I passanti si fermano per guardarli. Stanno ballando in strada sulle note di una musica lontana. Attraversano un ponte di pietra. Piazza Navona si apre davanti a loro. Non si fermano. Presi da questo turbinio di vita. Tutti sorridono. Non si può evitare di guardarli. Non appartengono a questo luogo e tempo. Loro sono il luogo e il tempo. I turisti scattano foto. Qualcuno sorride al loro sorriso contagioso. Qualcuno si sente strano e intensamente desidera fare uno scambio. Essere al loro posto.
Ancora mano nella mano. Non riescono ad evitarlo. Non riescono a vedere nessun altro. I loro occhi ebbri di Roma. La loro vita ebbra di loro stessi.
Roma settembre 2001
“Sono pronta!!” Dice dall’altra stanza. Ebbene sì, siamo pronti per uscire.
Non sono mai andato a cena con lei, non so come è, come si comporta, se è seria, impacciata o come sempre allegra ed esuberante. Tutto un mistero, una sorpresa e, mi piacciono le sorprese.
“Andiamo!!” Sono pronto, tranquillo e non sono emozionato. Tutto è racchiuso dentro di me.
Apre la porta… appare in tutto il suo splendore, altissima, la guardo dal basso in alto. Mi sento piccolo con quel vestito lungo che la copre interamente. Sorride. Fa un passo. Allora c’è il trucco! Uno spacco vertiginoso lascia intravedere le gambe affusolate. Si muove come una gazzella, elegante e armoniosa.
Ascensore. Saliamo in auto. Un nodo alla gola mi fa mancare il respiro. Che succede. Io sono abbastanza insensibile (ma va!!!) ma lei con un movimento felino si accomoda sul sedile e voilà!
Quelle gambe lunghissime, in una posa volutamente sexy ma infantile, mi chiede: “dove mi porti?” Sorride. Sarà una bella serata… una serata da ricordare…