Vediamo.
Con quanta grazia ti servivo
questo presente sospeso,
da leggiadro palliativo
con piume da cigno nero,
da allettante malinteso.
Vedremo, dicevo,
volendo dirti che era finita
che la palla di vetro era muta,
ma meno futuro vedevo e più dicevo
vediamo, vedremo.
Sarebbe bastato voltarsi
un attimo, indietro
alla luce portentosa
del nostro passato recente
per capire adesso quanto fioca,
stanca, affannata cosa.
Ma ti aggrappavi a un vediamo,
ti saziava un vedremo.
In un sospiro, a tentoni,
vediamo, dicevo,
già tutto era deciso,
vedremo
e me ne andavo contenta
per quell’accenno impreciso di sorriso.
Non sono brava negli abbandoni.