Antonio si era alzato, perchè questa notte il caldo era insopportabile. Giusi lo aveva seguito in cucina.
" Che c'è?", le aveva detto lui.
" Niente". Lei aveva sbuffato, come al solito, e poi aveva iniziato a rollarsi una sigaretta.
Sarebbe stata la sera giusta per confessargli che lo aveva tradito, tanti anni prima, con uno di cui si era innamorata davvero. Aveva anche pensato di lasciarlo, non ci fosse stato Andrea. Ora che era vecchio, dopo l'infarto e l'uccello che non gli tirava più. Una bella rivincita sarebbe stata.
Lui aveva aperto il frigo e si era versato un bicchiere di vino.
"Non riesco a dormire", aveva detto.
" Andrea vuole lasciare Noemi", aveva risposto lei, facendo stridere la ruota zigrinata dell'accendino col pollice.
" Cosa? Adesso? Dopo che ci siamo indebitati fino al collo per la casa nuova, i mobili e tutto il resto?". Urlava Antonio in mezzo alla notte, la faccia illuminata solo dalla luce del frigo.
" Pure sta porta del cazzo non abbiamo aggiustato, per comperare a lui tutto nuovo". Sbraitava, mentre tirava su la maniglia, perché rimanesse chiuso alla bell'e meglio. Diana lo aveva raggiunto zoppicando e si era accovacciata sui suoi piedi caldi.
"Pure sto cane di merda, ci ha lasciato, perché non aveva tempo di stargli appresso per la fretta di cercare casa!". Diana era andata verso Giusi che le aveva accarezzato il pelo al contrario, come piaceva a lei.
" Cosa urli?", aveva gridato Giusi " Son ragazzi. È successo a tutti di cambiare idea. Di innamorarsi di qualcun altro".
"Ah, il problema è la fregna? A me no, non è mai successo. Perché a te, si? Figlio tuo è!". Mentiva.
Aveva gridato lui, così tanto, che lei aveva visto le vene del suo collo farsi gonfie, come quella volta dell'infarto. Ed allora si' che lei avrebbe potuto infierire e dirgli che Andrea per fortuna era solo tutto suo e non assomigliava per niente a suo padre, che non era lui. Che le doveva essere grato, eccome, di avere un figlio e una moglie che lo sopportava nelle notti più calde d'estate, mentre si sarebbe meritato di essere solo come i cani, per l'uomo di merda che era stato.
"Domani ci parlo io", aveva detto lei, sbuffando una nuvola di fumo.
" E che gli dici? Cosa? Che non abbiamo i soldi per mangiare e non glielo diciamo al signorino?". Non aveva smesso Antonio, finché avevano bussato alla porta.
E allora aveva sussurrato:" Chi minchia e' a quest'ora?" E si era calmato di colpo e aveva aperto la porta di casa.
" Signora Anna, buonasera! Dite, dite!". La donna era sullo zerbino in vestaglia e ciabatte.
" Scusa Signor Antonio, ma ti ho sentito gridare. È notte. Tutto bene?", aveva detto la donna, guardando dentro.
Giusi l'aveva salutata con un cenno della mano, mentre fumava pure il filtro, pur di non alzarsi.
" Ma si, scusate. Cose di famiglia. Di poco conto. Fa caldo. Rende nervosi. Volete un po' di vino? Per dormire meglio, dico". E aveva cercato di sorridere Antonio, perché quella vecchia megera non aspettava altro che sapere i fattacci di tutti per raccontarli.
" No, grazie. Vado. Mi raccomando, parli piano, che qui c'è gente che lavora", le aveva detto lei. E lui si era incazzato perché sembrava che volesse sottolineare che gli invalidi se lo grattassero tutto il giorno. Solo lui sapeva cosa volesse dire mantenersi con la minima e la moglie che andava a pulire le case degli altri.
" Andrea è passato al tempo indeterminato. Non ha più bisogno delle nostre cambiali", aveva detto Giusi, mentre aveva schiacciato il mozzicone nel posacenere colmo.
Mentre ora Antonio taceva. Solo gli si erano appesi due lacrimoni grandi.