Pensavo che volerti
senza poterti avere
fosse un dato di fatto
una concausa di forze maggiori
incontrollabile e subliminale
un desiderio periferico
del mio destino etero(eo)
oppure una circostanza
incongruente e olistica
tutto sommato...
e invece scopro
la tua resilienza
barocca, e quasi opulenta
fatta di piccole cose:
un silenzio telefonico
plurisettimanale
(mi viene in mente
il pluriball, chissà come mai?!
Forse per associazione
semantica, o perché
attutisce le sporgenze
nel caso si trattasse
di oggetti
assai voluminosi
come il trasporto
che provo per te)
e la distanza
di centinaia di chilometri
fra i nostri occhi ...
imperciocchè permettimi
ti prego, di persistere
a mia volta
nella tenzone amorosa
di cui sopra
rinnovando l'imperfezione
sublime e voluttuaria
degli anni passati
in compagnia
delle tue parole
il tuo cavaliere crucco
errante imperituro
fra i mulini
del tuo desiderio.