“Cianfrusaglie… solo cianfrusaglie!”.
“Cosa stai cercando?”.
“Tuo nonno aveva trovato un miniaturizzatore a farfalla, un vecchio attrezzo di anni fa, chissà dov’è finito”.
In soffitta nelle vecchie scatole impolverate si trova di tutto, un’arma di distruzione di massa, una luce eterna, diamanti rossi, tutte cose inutili.
“Papà, cos’è questo?”.
“Nulla… un vecchio videofono testamentario da cimitero”.
“?!”
“Un’usanza antica, una moda. Si premeva qui e potevi registrare i tuoi saluti o le tue ultime volontà, poi si fissava all’imbocco in cemento del loculo che conteneva le spoglie”.
“Cos’è questa specie di reticolo?”.
“Si chiamava pannello fotovoltaico, dava corrente a una batteria per il video, un sistema antiquato”.
“E poi?”.
“E poi chiunque avesse conosciuto la persona poteva ricordarla com’era in vita. Tutto qui”.
“Posso prenderlo? Vorrei vederlo”.
“Tuo nonno li collezionava, lì ce ne deve essere una scatola piena”.
La voce del padre la segue fino alla sua cameretta “Guarda che probabilmente non funzioneranno più!”.
Dafne posa lo scatolone sulla levitatoria, si siede e da sotto la poltroncina estrae un analizzatore al trizio.
Il primo videofono è irreparabile, il secondo ha qualche speranza, ma è il terzo che permette a Dafne di mettere in pratica le sue conoscenze di scienza dei materiali.
L’analizzatore scannerizza l’oggetto e ne crea una replica molecolare, sembra tutto ok.
Preme l’unico tasto presente.
Appare il volto di una vecchietta, la qualità audio video è ridicola.
“Sono Chiara Ferragni in Berlusconi…”.