Nell'annuncio parlavano di E-Models. E sta per escort, mi spiega al telefono Joseph, il titolare dell'agenzia. Ha una voce squillante e antipatica e già mi sento di odiarlo anche senza averlo mai incontrato. Sono belle, hanno dai 18 ai 30 anni. Alcune trentacinque ma non lo diciamo. Cinque foto buone e basta così. Mi serve che tu scelga per loro l'intimo adatto. Attento ai capelli, al trucco. Mai volgare. Ho capito, gli dico.
E ho capito.
La sobrietà prima di tutto. La prima si chiama Rebecca, ma potrei inventare altri mille nomi. Il nome vero non lo dicono mai. Sono il fotografo, le dico, ciao. Lo so, mi fa lei. E chiude la porta dietro di sé. Sorride, "Rebecca", mi chiede un bicchiere d'acqua e mi racconta che abita a Colonia, che vicino vicino non è, ma era qui per lavoro e Joseph ha pensato bene di farle scattare queste foto.
Quelle online adesso le ha scattate mio figlio, mi dice. Con il telefono. "Che cosa?" le chiedo incredulo. "Con il telefono!" mi ripete. E io non aggiungo altro, non le chiedo niente di suo figlio e in effetti non me ne frega niente. Mi ha solo stranito pensare un bambino che fotografa sua madre in intimo. Ma alla fine che ne capisce il bambino e comunque non sono affari miei. Non aggiungo altro e le chiedo cos'ha portato con se, dobbiamo decidere gli "outfits" per la sessione. Optiamo per un completo di pizzo bianco, semi trasparente. Non è male e Rebecca è bionda, ha i capelli lunghi che arrivano alle fossette sopra al sedere. Ha un tatuaggio sulla coscia destra, noto. C'è scritto "DAVID" in rosso. "Tuo figlio?" le chiedo indicandolo. Mi fa segno di no con la testa e mi chiede di eliminarlo con Photoshop. Certo, la rassicuro. Fa parte degli accordi con Joseph. Non sarerte riconoscibili. "Perché mi devo truccare se mi oscurano la faccia?" mi chiede. "Non è una perdita di tempo?"
Non so rispondere. Scattiamo. Joseph mi chiederà di dimezzarle le cosce, di levarle le pieghe del collo. E il tatuaggio, ovviamente. "Era il suo nome, DAVID, te lo ha detto?" Non me lo ha detto.
Hannah arriva in macchina fin sotto lo studio e parcheggia male occupando due posti. Sembra scontrosa e scostante e invece è soltanto stressata. O tutte e tre le cose insieme. Mi dice di avere trent'anni e capisco che questo è uno di quei casi di cui mi parlava Joseph. Ne avrà almeno trentasette. Le sorrido e le chiedo un po` di lei. Mi fa capire che non ha voglia di raccontarsi ed è di fretta.
Hannah ha i capelli rossi, qualche lentiggine che copre con il fondotinta. Le rughette agli angoli della bocca anche quando non ride. Ha portato soltanto un completino e dunque non ci rimane niente da decidere. Una sottoveste in raso nero. Scioglie i capelli e posa.
Mentre scatto mi accorgo che sta piangendo. Vado in panico. Dico "no" e prolungo la o. Posso fare qualcosa, le chiedo. Scuote la testa. È stata una brutta giornata, mi dice. Ancora qualche secondo e si siede per terra sui cuscini vicino alle grandi finestre dello studio. Le hanno tolto l'affidamento, dice. Il suo ex marito è un bastardo, dice. Mi dispiace, dico. E mi dispiace. "Vuoi che rimandiamo?" le chiedo. Non essere sciocco, mi risponde. E si rimette in piedi. Asciuga le lacrime. "Tanto la faccia la metti fuori fuoco".
Roberta ha ventunanni e in realtà voleva fare la modella. Ci ha anche provato. Poi le hanno diagnosticato una malattia per la quale è costretta a prendere il cortisone ogni giorno e ha iniziato a gonfiarsi. Non si nota, le dico. "Chiedilo al mio ex agente" mi risponde. Niente più casting a Milano, niente più cataloghi commerciali qui in Germania. "Una puttana", mi dice mentre si guarda allo specchio. Le dico no, dai, non ti definire così. "Ma è la verità", risponde "È quello che faccio". Si inchina per chiudere la cinghia delle scarpe. I tacchi sono altissimi. È bella, ha i capelli corti biondo platino, quasi grigi. Gli occhi azzurrissimi e gli zigomi appuntiti. Si guarda ancora e si chiama puttana. Ride. Tira fuori un vestito corto e aderente. Ci si tuffa dentro e spara qualche posa. Sembra una modella. Era una modella. Era una ragazza. Lo è ancora.
"Quanti anni hanno?" le chiedo. "In media". "I miei clienti? Dai quarantacinque in su". Il suo sguardo si fa freddo e cupo.
Due settimane dopo mi chiama Joseph. Mi ringrazia per le foto. Roberta è venuta benissimo ma non la posso mettere online, mi spiega.
"Come mai?" domando.
"Aspetta un bambino."