UN ATTIMO DI ATTENZIONE
Una mattina di gennaio e non è decisamente una giornata tanto calda da tenere le finestre aperte. Krystel siede sul davanzale esterno della sua camera con le gambe penzoloni. Accanto a lei il suo cellulare.
Nella strada di sotto qualcuno suona il clacson, una donna attraversa con le sporte del supermercato, altri fanno la fila al bancomat. Un inquilino del piano inferiore getta giù le chiavi ad una ragazza che le afferra al volo e lo saluta: nessuno sembra accorgersi di Krystel.
Sul cellulare continuano ad arrivare messaggi, è il gruppo dei suoi compagni di classe: “Brutta cicciona, fai schifo”. Vanessa scrive: “Lasciatela stare, è solo una sfigata”. Marco aggiunge che non merita di vivere.
Krystel legge e piange, non l’ha chiesto lei di nascere… Pensa alla partita di pallavolo del pomeriggio, a Noemi che passa a trovarla alle due per andare insieme al campo, alla scuola, ai suoi vestiti troppo larghi, al papà che è andato via di casa e non risponde più al telefono, alla mamma che torna solo a sera ed è troppo stanca per parlare.
Se questa è la vita a quindici anni, tanto vale chiudere gli occhi e scivolare lentamente, lasciarsi cadere, forse qualcuno si accorgerà di lei per un attimo quando si sarà schiantata su quel marciapiede. Un attimo di attenzione e di pietà.
Ancora un messaggio, è Noemi: “Passo tra dieci minuti”. Inutile rispondere, Krystel non sa dove sarà tra dieci minuti, in strada ora passa un uomo con due barboncini bianchi, fanno tenerezza, vorrebbe accarezzarli.
Riguarda i messaggi, le sue foto rubate nello spogliatoio della scuola, non ne ha parlato con nessuno, è troppo grande la vergogna. Guarda ancora in basso, un senso di vertigini si impossessa di lei e poi, in sottofondo, la voce di Noemi che la chiama. “Ma come è entrata?” Si volta indietro a fatica tenendosi agli infissi. Noemi è pallida, le tende la mano tremando: “Vieni dentro, fa troppo freddo per tenere la finestra aperta”. Sì, fa davvero troppo freddo e tra poco inizia la partita.