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Narrativa

Una brutta canzone

Pubblicato il 28/04/2017

La ragazza comincia dal vaso trasparente sul tavolino dell’ingresso.

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La ragazza comincia dal vaso trasparente sul tavolino dell’ingresso. Lo solleva e se lo gira tra le mani. Pensa a tutte le volte che lui ci ha infilato una rosa, di quelle che non riusciva a evitare di comprare fuori dal ristorante. Ora che il vaso è vuoto, non ha più senso che stia lì. La ragazza lo lascia cadere a terra. Il vaso si schianta in un’esplosione di centinaia di schegge, ma lei non si lascia distrarre. C’è anche una ciotola sul tavolo. Lui ci metteva le chiavi, ogni sera, quando tornava a casa. E ora che non torna, lei la afferra e la scaglia contro la lampada, quella che lui teneva sempre accesa, anche di giorno. Un nuovo schianto, ancora più tremendo, ma la ragazza sta già guardando altrove. C’è la poltroncina, la stessa su cui lui si addormentava con il libro in mano. Ora che nessuno ci si siede più, lei la afferra per i braccioli e, tenendosela alta davanti alla faccia, si scaglia contro la vetrata, quella davanti a cui lui si fermava a guardare la pioggia sparando una delle sue stupide previsioni metereologiche. Uno, due, tre colpi, la ragazza sfonda la lastra, accanendosi fino a precipitare oltre il vetro, sul terrazzino. Le piante, le sradica a mani nude. Poi ci salta sopra, le calpesta, prendendo a calci l’annaffiatoio a forma di papera che lui aveva trovato scontato da Bricocenter, un marzo di qualche anno fa. E questo è solo l’inizio, c’è tutta una storia di oggetti da annientare, cancellare, spazzare via. Lenzuola, specchi, spazzolini, divani, tovaglie, dosatori di sapone, tazzine, una vecchia chitarra con la cassa incrinata, tutto quello su cui è rimasta la traccia di chi, andandosene, ha lasciato il vuoto dietro di sé. L’innamoramento, la disperazione, il fallimento – delira la ragazza – non si affidano al ricordo, stanno chiusi in un’impronta. Si diventa, per sfioramento, tutto ciò che si tocca. E se c’è una possibilità di scampare alla follia, se c’è una via di fuga – sta pensando – è distruggere ogni traccia del suo passaggio, liberarsi di tutto ciò che si porta addosso il dolore del contatto. Ma lui ha toccato anche lei, soprattutto baciandola, l’ha toccata. Baciandola. Per questo, ora che si fa notte, la ragazza sta seduta tra i frantumi in fondo ai quali ha cercato la salvezza e, mormorando una brutta canzone che non riesce a togliersi dalla testa, con una mano stringe un paio di forbici aperte, mentre con l’altra, un po’ tremando, con le lacrime che sconfinano dagli occhi chiusi, tiene ferma la lingua.

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