«Sono rimasta senza benzina, mi dai qualcosa di soldi?» chiese la ragazza con gli occhi angosciati.
La grandine sbatteva sull’auto, il vento sferzava l’ombrello della giovane disperata.
Io, seduto e protetto nella macchina in sosta, lei per strada sotto i colpi della tempesta.
Bussava al finestrino in attesa di un segnale di umanità.
Oltre il vetro, cercai di mettere a fuoco il viso della donna.
Chiusa in un giubbotto con la pelliccia eschimese, resisteva alle folate di vento che, come frustate, colpivano prima l’ombrello oramai distrutto e poi lei.
Eravamo distanti pochi centimetri, ci separava solo il vetro bagnato dell’auto.
Io al riparo, lei sotto la pioggia incessante.
Non riuscivo nemmeno a vedere i suoi occhi.
Percepivo solo un sorriso triste.
«Devo arrivare alla stazione, ho lo scooter senza benzina, mi puoi dare qualcosa di soldi? Ti lascio il mio numero di cellulare» continuò la ragazza sotto i colpi della grandine.
Non capivo se la richiesta era una vera emergenza oppure una tecnica per spillare degli spiccioli all’ingenuo di turno.
Così, mentre riflettevo, d'istinto abbassai il finestrino e le passai cinque euro.
Un nonnulla oppure una cifra enorme, dipende dai punti di vista.
Quella volta, vinse la fiducia.
«Grazie, lo vuoi il mio numero?» sussurrò la ragazza sotto la tempesta.
«No no figurati» replicai incapace di decifrare la vera gravità della situazione.
La giovane prese la banconota, sorrise ed un istante dopo sparì, spinta da una raffica di vento – insieme al suo ombrello malconcio.
Rialzai il finestrino dell’auto.
Azionai i tergicristalli per cancellare la pioggia dal parabrezza e i dubbi.
Non feci chiarezza, continuai a percepire quel sentimento indefinibile tra truffa e solidarietà.
Avviai il motore e partii, insieme alle mie incertezze.
«Ecco, ragazzi questo è l'argomento di oggi».
Il professore conclude il breve racconto ad una classe stranamente silenziosa.
Loro, giovani studenti, puledri impazziti impossibile da tenere inchiodati al banco, stavolta sono interdetti.
Il professore li mette spalle al muro, devono decidere da che parte stare: ammettere di essere assuefatti alla disperazione altrui? Considerare normale non aiutare il prossimo? Oppure, con l'alibi di non poter aiutare tutti, non aiutiamo nessuno?
Il professore incalza: «allora ragazzi, voi come vi sareste comportati?»