«Ti ho svegliata?»
«Sì.»
«Scusa, ti richiamo?»
«Ormai. Comunque va bene, non mi va di buttare la mattinata dormendo. Ma è successo qualcosa?»
«È successo qualcosa?»
«Dico, è successo qualcosa? Perché è prestissimo.»
«Ma no, sono per strada e mi andava di sentirti.»
«Perché parli così piano?»
«Non c'è nessuno in giro, la città è ancora addormentata. Mi sembra di disturbare.»
«Tu non sei normale. Disturbare me però va bene.»
«Te l'ho detto che ti richiamo.»
«Smettila. Cosa ci fai fuori così presto?»
«Vado a dare l'acqua alle piante di Giulia.»
«La tua coinquilina? Che cosa da vecchi.»
«Non lo è più, sennò non serviva uscire.»
«No-io-so.»
E, con enfasi, rimarcò l'ultimo intervento con uno sbadiglio leonino. Lui non ci fece caso: «ieri sera guardavo un film e mi è venuto da ridere immaginandomi una scena che col film c'entrava poco, anzi nulla».
«Un film nel film. Racconta.»
«C'erano questi due in macchina durante una tormenta di neve. Lui e lei, andavano a cena dai genitori di lui. Comunque questo non ha importanza. Hai presente quando ci sono quelle scene dove inquadrano prima un'auto e poi un'altra e sai per certo che quelle due auto si incroceranno, probabilmente si scontreranno, o in ogni caso ci sarà un'interazione prima della fine del film? Hai in mente?»
«Sì.»
«Ecco. La tormenta di neve mi ha dato l'idea. Quindi immaginati: inquadratura sull'auto numero uno, con la tormenta di neve. Taglio sull'auto numero due, solo che c'è il sole, i tizi dentro sono in maniche corte mentre i tizi dell'auto uno sono infagottati come te quando vai a sciare.»
«Sono fighissima quando vado a sciare, cosa dici?»
«Quindi non ti verrebbe mai da pensare che le due auto possano incontrarsi, sei sicura che siano due trame completamente separate.»
«Mh. Invece?»
«Invece poi c'è una ripresa fissa sulla strada, di lato, e vedi le due auto scontrarsi. A sinistra l'auto uno con la tormenta di neve, a destra l'auto due col sole.»
«Ma non ha senso.»
«Appunto!»
«Ma ascolta, prima che le auto entrino in scena, mentre la ripresa è fissa sulla strada: nevica o c'è il sole?»
«Vabbè dai, non lo so, ho immaginato solo l'impatto. Da un lato neve, dall'altro sole, come tagliato a metà.»
«Ci devi pensare bene, devi avere rispetto per l'osservatore, non puoi buttare lì due cazzate pensando di aver girato il nuovo Grindhouse.»
«La prego di perdonarmi. Cos'è questo tono da Regina delle Galassie?»
«Per una volta che non fai tu la maestrina.»
«Comunque è il suo peggiore.»
«Grindhouse? Lo dicono tutti, però non potremmo farne a meno. Non lo scambierei con un altro Kill Bill.»
«E con un secondo Pulp?»
«Uhm, qui mi metti in difficoltà.»
«Questa zona è bellissima.»
Lo era. Le casette unifamiliari degli anni Venti erano immerse nel verde e servite da stradine che, grazie al loro andamento sinuoso, minimizzavano la vista dell'asfalto: c'era sempre un angolo di vegetazione o una staccionata a rendere bucolicamente incerto il cammino. Seguendo con lo sguardo i vialetti privati, si incontravano le biciclette dei bimbi sdraiate sul prato, abbandonate per il richiamo a cena; piscine gonfiabili di un azzurro scioccante ma mai volgare, parzialmente mimetizzate dalla vegetazione precipitata al loro interno; auto di nessun valore coperte da teli grigi; auto di grande valore esposte con finta noncuranza. La vista di tali scorci di vita era permessa soltanto nel tempo impiegato a passare davanti alle viuzze di ogni abitazione, giacché alte siepi erano regolarmente poste a protezione di ogni intrusione fisica e visiva. Il risultato era una sequenza di istanti monoprospettici sempre diversi nella loro cadenzata ripetitività.
«Sono quasi arrivato. Non sono ancora stato a casa sua.»
«Che roba: entrare da solo in una casa che non hai mai visto.»
«Strano vero?»
«Da farci un film.»