VELMA IN CONCERTO
Tre mari colmi
assediavano in forma di metafora
la piccola cantante dagli occhi grigi
mentre sul palco
si abbassavano le luci
C'era davanti a lei il primo mare
poi una folla sterminata
in silenziosa attesa
e infine l’orchestra
Quando l'orchestra attaccò
con un piccolo ritardo dei violini
la musica si udì solo per un attimo
e improvvisamente
si affievolì
e scomparve
per gli ascoltatori delle ultime file
Lei, con gli occhi sbarrati
si ritrovò a nuotare furiosamente
che centinaia di miglia
doveva coprire
in quell'acqua di sogno
un’acqua pesante
di un blu melmoso
denso di visioni d’annegati
distante si faceva il pubblico
e sempre più distanti
i maestri dell'orchestra
le luci tremanti
la spiaggia, le baracche
e anche la sua storia
approdata sulla spiaggia di Ostenda
per l'ultimo concerto della stagione
Già il vento del nord
sferzava la spiaggia
e le assi cigolavano
Era l’unico suono
che si sentiva
provenire dal palco
Il pubblico, immobile
sembrava dipinto
la luna, nel cielo
si fece del colore delle arance
velata da nebbie autunnali
Un granello di sabbia
nelle sue scarpe
lo sentì
fu per un attimo
Si fermò e si distese sull'acqua
allargando le braccia
stremate da quella stupida angoscia
e sorrise al nulla del cielo
Aveva capito
Riprese a nuotare sul dorso
finalmente tornando
pervasa da una micidiale nostalgia
In pochi secondi
fu di nuovo sul palco
per le ultime note
della sua ultima canzone
e lo scroscio degli applausi
Il corto-circuito
era stato solo nel suo cuore
un piccolo, denso cuore
caduto all’improvviso
come un gioiello che affonda
nel pozzo di un sogno
per una misteriosa affinità
con l’universo liquido