CAPITOLO I: https://60crazie.blogspot.com/2021/09/blog-post.html
CAPITOLO II
Spingo il trolley nella cappelliera. Qualche fila più avanti Gabriele e Stefano stanno parlottando tra loro. Siamo una bella squadra: pochi ma buoni, per una prima ricognizione va bene così. Spero solo che non finiscano per azzuffarsi.
La ragazza bionda seduta dal lato corridoio mi sorride. «Devi passare?»
Annuisco e indico il posto finestrino.
Slaccia la cintura e si alza, esce dalla fila il minimo che serve per farmi passare. Stringe gli occhi verdi, un brillantino le risplende sul naso sottile. Si risiede e dà una scrollata ai capelli a caschetto.
Mi sistemo sulla poltroncina, il bocchettone sopra di me spara un flusso di aria fredda. Lo chiudo e allaccio la cintura.
Sul posto centrale c’è una borsa biancastra, attraversata da una “V” nera, con un ciondolo argentato a forma di cuore agganciato al manico.
«Ti spiace se metto qui anche il mio zainetto?»
«Assolutamente.» Sposta la borsa verso di sé, sorride. «Speriamo non arrivi più nessuno.»
Sollevo la cover dell’i-Phone, do un colpetto sull’icona di WhatsApp e uno sul profilo di Valeria. Clicco sulla barra bianca per la scrittura dei messaggi. “Dormivi quando sono uscito e non volevo svegliarti. Ci sentiamo con calma questa sera. Per qualunque cosa chiama pure senza problemi. Buona settimana, ci vediamo venerdì”. Piazzo un cuore scintillante e invio. Chiudo la cover, uno scampanellio me la fa riaprire. Valeria Amore Mio: “ok”.
Scorro la chat.
*** “Va bene”.
************ “Che dici se sabato pranziamo a villa Borghese e poi portiamo Marco a vedere lo zoo? Si divertirebbe da matti”.
*** “Per me è lo stesso”.
************ “Amore mio, dimmi piuttosto se ti serve un aiuto con Marco durante la settimana… posso chiedere a Gabriella di accompagnarlo all’asilo e di andarlo a riprendere”.
************ “No problem, quanto torno dai pure tutto a me che ci penso io”.
*** “È arrivata una raccomandata dell’amministratore di condominio. Dice che ci sono dei lavori straordinari da fare, non ho capito bene”.
Clicco sulla foto profilo, un primo piano di Valeria abbracciata a Marco si prende tutto lo schermo. Che belli che sono! Torno alla chat, clicco sulla barra bianca. “Amore mio, che dici se uno di questi week-end lasciamo Marco da mia madre, e ce ne andiamo da qualche parte? Venezia, tipo? Che te ne pare?”. Cancello tutto. “È tanto che non ci facciamo un viaggetto… se ce ne andassimo a Venezia uno di questi week-end?”. Rumoreggio e cancello di nuovo. “Amore mio…”. No, meglio dirlo di persona, magari gliene parlo stasera quando la chiamo. Schiaccio tasti a casaccio, cancello tutto un’altra volta.
«Mi scusi, stiamo per decollare.» L’hostess impettita nella divisa blu ha proprio l’aria di una maestrina da collegio svizzero. «Dovrebbe metterlo in modalità aereo.» Butta un occhio al posto centrale. «Zaini e borse sotto i sedili, grazie.»
Spengo l’i-Phone, lo faccio sparire dentro lo zainetto; la ragazza mi blocca il polso. «È andata via. Lascia tutto qui, che viaggiamo più comodi.» Mi fa lo sguardo di chi sa il fatto suo. «Fidati.»
Gli altoparlanti gracchiano. “Signore e signori, il comandante Meier e il suo equipaggio vi danno il benvenuto a bordo del volo LX 1727 in servizio da Roma a Zurigo. La durata del volo è stimata in un’ora e quarantacinque minuti dal decollo. Il tempo a Zurigo è al momento nuvoloso, al nostro arrivo è prevista pioggia. Anche lungo la rotta le condizioni meteorologiche sono un po’ capricciose, ma non dovremmo incontrare particolari turbolenze…”
L’hostess si esibisce nel solito balletto per mostrare come allacciare e slacciare le cinture, come raggiungere le uscite d’emergenza e usare le mascherine per l’ossigeno in caso di necessità.
«Te l’immagini, sì?» La ragazza scimmiotta quei movimenti meccanici. «Voglio proprio vedere cosa ci ricorderemo, quando saremo a diecimila metri di altezza e ci staremo per schiantare sul monte Cervino.» Storce gli occhi. «Brief normally, mi raccomando!»
Le sorrido e mi sistemo più comodo che posso.
L’aereo si muove, gira e si posiziona per il decollo. Gli altoparlanti gracchiano ancora. “Cabin crew prepare for take off, please”. Si parte, altro viaggio, altra ispezione.
I motori rullano, l’aereo prende velocità e si stacca da terra, le orecchie mi si chiudono. Tappo il naso, soffio a bocca chiusa e si sturano.
Il litorale romano diventa via via più sfocato, le case si trasformano in un manto indistinto. Tutti i posti del mondo si assomigliano, visti da quassù.
La biondina tira fuori un libro dalla borsa, rovista un po’ e prende un evidenziatore arancione e una matita; apparecchia il tavolino, fruga ancora e mette un taccuino a quadretti accanto al libro.
Sarà il caso che inizi a lavorare anch’io.
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