Sergio il sabato non va a lavorare in fabbrica e neanche Vesna lavora. Lui, già dal mattino è nei pressi della casa della donna e aspetta, aspetta di vederla. Poco dopo lei esce col bambino e prende l’autobus per la città. Lui la segue in bicicletta, ma non riesce a star dietro al mezzo, c’è poco traffico e quello va veloce. Quando arriva in città la cerca nella piazza centrale dove ci sono i grandi magazzini e più in fondo il mercato civico. Pensa che lei sia scesa in città proprio per fare spese in uno dei due negozi. Entra al mercato e la vede al banco delle carni. Il bambino lo tiene appeso sul petto, infilato in una specie di marsupio, e con le mani libere prende una busta e paga il macellaio. Sergio la segue a distanza ma, in effetti, non fa nulla di particolare per non farsi notare.
La donna poi entra alla Upim. Sergio aspetta fuori, sa che non ci sono altre uscite. La piazza a quell’ora del sabato è animata dal via vai delle persone che fanno acquisti. Lui deve solo stare attento che non passi Matilde, perché in quel caso dovrà nascondersi. Non vuole distrarsi e perdere di vista l’ingresso della Upim da dove prima o poi Vesna dovrà uscire. Passano venti minuti e finalmente la donna ricompare. Adesso ha in mano una seconda busta ma non sembra in difficoltà.
Il marsupio che regge il bambino è posizionato in modo che lei gli può parlare mentre lo guarda, e può dargli anche i bacetti sulla fronte. Nella piazza c’è il capolinea dell’autobus che la riporta al borgo.
Quando Vesna ci sale Sergio capisce che sta rientrando e per non farsi distaccare dal mezzo inforca la bicicletta e parte in anticipo. L’aspetterà al suo arrivo. E infatti venti minuti dopo Vesna scende dall’autobus e si dirige verso la sua casa. Ora che è giorno Sergio non riesce a vedere i movimenti della donna dentro l’appartamento, le tende sono tirate ed è impossibile capire i suoi movimenti. Non sa neppure se il compagno (o il marito) sia in casa o meno. Aspetta fuori sino all’ora di pranzo ma non succede nulla. Rientra in città, è triste, non sa che fare. Si chiude in casa, mangia una pagnotta e beve un bicchiere di latte perché nel frigo non c’è nient’altro. Si stende nel suo letto, le mani sotto la nuca, lo sguardo verso il soffitto, il pensiero sempre e solo per Vesna.
Decide che lunedì, in fabbrica, cercherà di parlarle, di continuare così non ce la fa più.
La sera va al solito bistrot dove ci sono i suoi compatrioti. Loro sono allegri, scherzano e parlano di com’era bella la vita a Fiume. Lui si tiene in disparte, gli piace sentire il “profumo” della sua terra ma non gli va di parlare, e beve birra. Ne beve sin troppa. Quando rientra a casa capisce di essere quasi ubriaco ma nell’animo si sente bene, il dolore che prova per Vesna si è attenuato. Sul portone della palazzina lo aspetta Ivan, un suo vecchio amico croato che ogni tanto si fa vivo. Gli dice che l’indomani deve tornare in Croazia, che non sta lavorando da due mesi e che ha mentito al telefono alla moglie che lo aspetta a Dubrovnik con i suoi due bambini.
Si tira dietro un valigione perché vuol dormire da lui. Ha lasciato il monolocale dove stava perché l’indomani sarebbe passato il padrone per riscuotere l’affitto e lui non ha i soldi. Sergio lo fa salire a casa sua e lo fa dormire nel divano.