‘State rovinando questo posto’, pensava Vincenzo. Era in ritardo per il turno serale e camminava di fretta per il Raval, schivando pozze di piscio di cane e esalazioni di pollo schiaffato ancora surgelato sul girarrosto dei kebabbari. Era a Barcellona da un anno e mezzo, e quel quartiere inizialmente adorato ormai lo disgustava. L’occhio distratto del visitatore nordico si fermava ai palazzi art déco, alle facciate delle chiese barocche, alle acacie verdi che con le loro foglioline ovali sembravano spuntare magicamente direttamente dal marciapiede. Ma bastava viverci qualche mese per rendersi conto che quella zona stava rapidamente rimanendo priva di qualunque attrattiva per chi, come lui, ci viveva in pianta stabile. I caffè con il Chai latte a quattro euro e i concept store fungavano, erodendo gli spazi dedicati inutilmente agli abitanti del quartiere. Nel frattempo le agenzie immobiliari sfruttavano gli appartamenti occupati dai narcotrafficanti per far sloggiare tutti gli inquilini più poveri al più presto, e vendere in blocco l’immobile a qualche oligarca russo. Vincenzo non aveva dubbi che nel giro di qualche anno con i quattrocento euro che al momento gli costava la sua stanza (in appartamento condiviso) ci avrebbe affittato a malapena uno sgabuzzino.
Bip bep bap bup bep – doooo: il suono del codice per aprire la porta d’ingresso dell’edificio, combinato con quello della serratura che scattava troppo a lungo, gli ricordava sempre il ritornello di ‘Hotline Bling’. Salì le scale due alla volta, spinse la porta di vetro opaco al secondo piano e si sedette al suo posto, sei minuti in ritardo per il check-in. Accensione, username, password, cuffie in testa (che cuffie di schifo: usate da almeno altri dieci dipendenti prima di lui), ed ecco partire la prima chiamata. ’La signora Amato?’ Gli faceva sempre strano passare all’italiano dopo aver passato la giornata a parlare in spagnolo. ‘Signora Amato, suo marito è in casa? No signora, ma ho avuto il contatto dal suo amico Davide Scognamiglio, che sicuramente conoscerà anche lei. Certo, non mi muovo. Signor Amato? Esatto, proprio il Signor Davide, che è rimasto molto colpito dalla nostra offerta e ha pensato di farle il favore di metterla in contatto con noi. Lei è seduto su una miniera d’oro, Signor Amato: l’appartamento a cui l’ho raggiunta, che mi risulta essere di sua proprietà, è valutato circa il 5% in più dell’anno scorso. Questo trend continua dal 2014, ma è una bolla destinata a scoppiare. Esatto, come nel 2008 in America. Secondo i nostri analisti, questo è il momento migliore nell’arco di quarant’anni per vendere il suo appartamento: dopo perderà inevitabilmente valore. Certo Signor Amato che una casa di proprietà… certo. Ma pensi solo che con quello che ricaverebbe dalla vendita potrebbe comprare un appartamento con il trentacinque, il quaranta per cento di metratura in più in un quartiere più periferico. E si sa che con la gentrification, ormai, la periferia di oggi è il centro di domani... Capisco. La richiamo martedì prossimo all’ora di pranzo. A lei. A lei. Salve’.
Mentre, in automatico, partiva la seconda chiamata, Vincenzo guardò dalla finestra. Una tossica in Vans, senza reggiseno, chiedeva l’elemosina fuori dal Mercadona: appena ottenuto il minimo necessario sarebbe corsa all’appartamento occupato dietro l’angolo a comprare la dose, si sarebbe goduta la botta, e si sarebbe ripiazzata fuori dal Mercadona. ‘Lo state rovinando’, pensò Vincenzo.