Arturo arriva per ultimo, e dal vestibolo vede gli altri già sistemati attorno a un tavolo.
Fabio, Enrico, Paolo, Yuri. Hanno lasciato un posto vuoto per lui.
Ai tempi del liceo erano un quintetto indivisibile, e nemmeno la vita li ha separati. Cambiati un po’, sì.
Fabio, che tra tutti era il più scatenato, ora è primario di cardiologia, un medico stimatissimo. In questo momento non si direbbe, sembra piuttosto un bambino, ha un’espressione indecifrabile tra l’imbarazzato e il furbetto. L’abito di taglio perfetto nasconde qualche chilo di troppo.
Alla sua destra, a un’estremità del tavolo ovale, c’è Yuri. La sua manona regge in alto il calice del vino rosso, mentre tutto il viso si scompone in una risata. Yuri è il meccanico di tutti loro, la sua officina un punto di riferimento.
E quello spilungone di Enrico, che non gli daresti due soldi e invece è un principe del Foro? È spesso di cattivo umore, ma stasera sembra a suo agio, abbozza anche un sorriso mentre una mano di Yuri si abbatte sulla schiena di Fabio.
Paolo è seduto all’altro capo del tavolo, alla sinistra di Enrico. Per Arturo, Paolo è lo psicologo migliore del mondo. Sembra che abbia dieci anni meno degli altri, tanto il suo viso è disteso. Se ne sta zitto e osserva, uno sguardo che abbraccia. Ora si passa una mano tra i capelli lisci, ancora poco brizzolati. Un gesto consueto per lui, lo caratterizza. Anche mentre lavora, mentre ascolta i suoi pazienti, lo ripete spesso.
Naturalmente è Paolo ad accorgersi del nuovo arrivato. Si alza, gli va incontro: “Arturo, finalmente!”.
Paolo l'abbraccia, lo tiene stretto al suo corpo magro. Arturo si rammarica: non si vedono da troppo tempo, quando è stata l’ultima volta? Tre mesi fa, a giugno, erano usciti in barca. La pilotina planava sulle onde che era una meraviglia, le mogli gridavano e ridevano per gli spruzzi. Antonella la sera era tutta abbronzata, aveva detto che non si era mai divertita tanto e che voleva rifarlo presto. Ma non erano stati più invitati. per qualche motivo Miriam, la moglie di Paolo, non si era trovata bene. Però lì per lì non sembrava.
Anche gli altri si alzano. Si scambiano abbracci e pacche sulle spalle. Enrico e Fabio frequentano la casa di Arturo con regolarità. Yuri no, ma Arturo va spesso a trovarlo in officina quando finisce nelle stalle. Arturo è veterinario e lavora sul territorio. Un lavoro sporco, dice sempre ridendo. A volte finisce nel primo pomeriggio, altre volte la sera tardi. Yuri con la sua officina lo attrae come una calamita, tanto c’è sempre, a qualsiasi ora. Quando Arturo arriva, Yuri smette di lavorare e va al frigo a prendere due birre. È attrezzatissimo, in ufficio oltre il frigo ha anche un lettino dove può stendersi a riposare di tanto in tanto. Stanno insieme per una mezz’oretta, parlano di qualcosa, di niente. Poi Arturo se ne va. Yuri è snello e muscoloso, sembra una statua. Ti offre un tricipite e ti dice: “Tocca ferro”. Ha una moglie grassa e quattro figli maschi, tutti grassi come la madre.
Paolo, esile e delicato, prende Arturo sottobraccio; lo accompagna al tavolo e siede alla sua destra.
“Allora Arturo, quanti vitellini hai fatto nascere oggi?”
“Sta’ zitto Paolo. A fine giornata ho avuto un parto difficilissimo, per questo ho fatto tardi. Quella povera bestia ha patito l’inferno, il vitello era troppo grosso e proprio non voleva uscire. Una fatica della malora. Prima o poi mi verrà un infarto!”
Enrico ha sentito, fa una smorfia disgustata: l’immagine della mucca che partorisce non la sopporta proprio. Ma non dice niente, gli basta stare lì seduto accanto a Paolo, sentire il calore della sua vicinanza. Potrebbe rimanere così per sempre.
Dall’altra parte del tavolo Yuri dice: “Allora, cosa ordiniamo? Qui cucinano bene l’agnello fritto!”
L’ha detto apposta per fare innervosire Enrico, che è vegetariano.
Enrico lo guarda male, non apprezza questi scherzi.
Arriva la cameriera, distribuisce i piatti declamandoli. Risotto alla rapa rossa e radicchio tardivo, mantecato con parmigiano “vacche bianche” invecchiato 36 mesi e burro di alpeggio. Sopra, una spolverata croccante di noci e scorze essiccate di mele della Val di Non.
Per qualche minuto c’è silenzio attorno al tavolo. Annusano, assaggiano. Poi la voce forte di Yuri:
“Secondo voi quand’è che un uomo scende per primo dall’auto e va ad aprire la portiera della donna?”
Tutti aspettano rassegnati la risposta, Yuri ha la fissa delle barzellette. E puntualmente si risponde da solo:
“I casi sono due: o la macchina è nuova, o è nuova la donna!”.
Fabio si blocca, la forchetta a mezz’aria. Pensa che non è vero, il tempo non cancella certe abitudini. O meglio, la confidenza non cancella certi gesti: proprio poche ore prima, quando ha riaccompagnato a casa Antonella, la moglie di Arturo, ha aperto lo sportello prima a lei, poi alla nuora.
La segretaria gli aveva portato il cordless durante una visita. Chiamata urgente.
Pronto?
Fabio, dovresti venire subito
Mi spiace, signora. Sto lavorando, ho ambulatorio
(Che scemo, era andato tanto in confusione da darle del lei).
Lo so, caro. Non te lo chiederei, se non fosse importante
Mi dica – ormai doveva continuare così - che succede?
È per mia nuora. Sta male, è svenuta. Cosa devo fare?
In questo caso è diverso, la raggiungo subito. Dove siete, a casa?
No, no, siamo sul lungarno Buozzi
Mi dia 10 minuti.
Aveva avvistato Antonella da lontano. Era di spalle, ma lui l’avrebbe riconosciuta anche coperta da un burka. La ragazza, Ilaria, era seduta sul marciapiede, con la schiena appoggiata al muretto. Era piuttosto pallida. Lei intanto - Antonella, l’amore suo - stava piegata sulla nuora e le faceva vento con un fazzoletto di lino. In quella posizione la stoffa della gonna si era sollevata, mostrando il magnifico incavo del ginocchio e buona parte delle cosce. Fabio aveva avuto un capogiro.
Si era accucciato per controllare il polso della ragazza. Tutto sommato era più regolare del suo.
Credo che tu abbia bisogno di essere un po’ reidratata - aveva detto a Ilaria - ma non direi che sia il caso di ricoverarti. Ce la fai a camminare fino alla mia macchina? Vi porto a casa e controlliamo meglio.
Per carità, non posso fare un passo!
Ah. Non credevo che tu stessi ancora così male, scusa. Vado a prendere la macchina e la porto qui davanti (aveva guardato Antonella con occhi supplici, voleva toccarle almeno una mano. Lei non si era mossa).
Mentre l’aiutavano a salire in macchina, Ilaria si lamentava piano e tendeva ad afflosciarsi sulle ginocchia.
Povera stella, sta così male - stava dicendo Antonella E intanto le sue mani affusolate lisciavano piano la stoffa della gonna, dall’attaccatura delle cosce scendevano giù fino all’orlo, una decina di centimetri sopra il ginocchio.
“Un euro per i tuoi pensieri, Fabio!” Enrico lo guarda e sorride, mentre dà un colpettino sul braccio di Paolo.
“Oh, scusate, stavo pensando a un caso un po’ complicato che ho dovuto risolvere questo pomeriggio”.
Che poi, un po’ complicato il caso non era davvero. Era venuto fuori che Ilaria aveva una vescica al piede destro provocata dalle décolleté troppo strette, tutto qui. Il dolore che provava nel camminare le aveva fatto perdere i sensi. Solo Antonella avrebbe potuto chiamarlo per una sciocchezza del genere. Lei quando ci sono in ballo figli o nuore non capisce più niente.
Al tavolo, Yuri sta già ridendo alla battuta che ancora non ha detto. Passa il cellulare ad Arturo, che siede alla sua sinistra: “Leggete questa, è roba vera eh, scritta sulla locandina del Corriere di Mezzogiorno, me l’ha postata un mio amico!”
TROMBA MARINA PER UN QUARTO D’ORA.
Ridono tutti meno Fabio.
Antonella aveva aiutato Ilaria a stendersi sul divano, poi con tutta naturalezza, come se fosse normale, aveva fatto un cenno a lui, che la seguisse in camera. Anche per lui era stato quasi naturale, comunque improrogabile. Tanto Ilaria si era subito addormentata. Aveva anche pensato che era di casa, era uno di famiglia. Dopo sì, un pochino gli era dispiaciuto. Ci sono formalità che andrebbero rispettate. Quella era la camera del suo migliore amico. Gli voleva tanto bene, ad Arturo.
Enrico sta proponendo di ordinare il secondo.
Yuri non aspetta altro, grida: “Vorrei due fiorentine, una di mezzo chilo e una di diciotto anni!”
“Dai Yuri, dacci un po’ di respiro – sorride Paolo – e raccontaci qualcosa. Come stanno i ragazzi?”
“E tua moglie?” È stato Enrico a chiedere, acido.
Gli altri si guardano, mentre Yuri inizia a rispondere piano, gli occhi sul tavolo: “I ragazzi stanno bene, crescono belli come il su’ babbo. Marco, quello più piccolo, ha cominciato le professionali. Così poi mi aiuterà in officina. È un bravo figliolo, meglio di me alla sua età, questo è sicuro.”
Fa una pausa, e Paolo ne approfitta subito, si inserisce - ti assomigliano come gocce d’acqua, di certo faranno impazzire tutte le ragazze, proprio come facevi tu.
Ma Yuri non ci casca, è permaloso. Ora alza il tono della voce: “Della mi’ moglie cosa volete sapere? Se è dimagrita, se è diventata bella?”
“Dai Yuri, non prenderla male ...”
“Oppure volete sapere se è contenta quando torno a casa, se viene a darmi un bacio? O se ha imparato a cucinare? No, non sembra contenta e no, non cucina. Quando arrivo la trovo sempre affondata in una poltrona che per miracolo la contiene ancora. Però conosce tutte le serie tv: di questo parliamo, in casa. Soddisfatto Enrico?”
Paolo dice: “Yuri dai, sei forte, sei un buon marito. Nessuno qui vuole criticarti. Poi hai appena detto che i tuoi figlioli sono ragazzi in gamba. In fin dei conti li ha cresciuti lei, tu passi 20 ore al giorno al lavoro. In qualcosa è stata brava, no? Forse nella cosa più importante”.
Yuri scuote la testa senza parlare. No, la cosa più importante è Antonella che passa da lui in officina, la mattina presto. Arriva, va subito a prendere il telecomando e fa scendere la saracinesca dell’officina. Poi lo precede verso il lettino mentre inizia già a spogliarsi. Si sdraiano uno sopra all’altra, belli come due attori.
Questa è la cosa importante, Paolo - vorrebbe urlarlo, Yuri -, Antonella che fa l’amore come fosse la fine del mondo. Lui dopo le chiede: Perché vieni da me, in questo posto sudicio? Lei risponde Perché mi piace il tuo odore, è acuto. E mi eccita l’odore dell’olio dei motori. E soprattutto mi diverto. Antonella che ogni volta gli dice questo gettando indietro la testa.
Yuri si volta di scatto a sinistra: “E la tua di mogli, Arturo, come sta?”
Arturo non sa come rispondere, Yuri lo guarda cattivo.
Prende tempo bevendo un sorso di vino mentre pensa ad Antonella, che si sveglia tutte le mattine alle 6 per mettere la casa in ordine, così quando arriva la domestica può pulire per bene. Poi esce presto, va a fare la spesa, prepara cose buone. Pensa che la trova sempre a casa, al ritorno. Elegante, truccata. Sempre affettuosa con i figli. Poi pensa ad Antonella a letto: bella, disinibita.
Gli spiace tanto per Yuri, per la sua moglie grassa e scontenta. Posa il calice, abbassa gli occhi sul piatto, dice solo: “Sta bene, grazie”.
Yuri si versa da bere. “Sentite questa – dice con gli occhi sullo schermo dello smartphone - pare che sia stata affissa sul portone di un palazzo a Trapani: DUE APPARTAMENTI CONTIGUI IN VENDITA AL TERZO PIANO. BELLISSIMA SOLUZIONE. LA SIGNORA DEL SECONDO PIANO LA FA VEDERE A TUTTI”.
Ride forte, poi tossisce. Il vino gli è andato per traverso, è paonazzo. Nessuno dice niente.
Arriva la cameriera a distribuire il secondo piatto. “Pecorino Pascoli di Pienza media stagionatura alla piastra con verdure di stagione alla brace. A lato, tre salse di accompagnamento: una maionese fatta con tuorlo cotto, aromatizzata con pepe verde e una grattugiata di zenzero; una riduzione di balsamico di Modena IGP profumata appena con pochissimo succo di mango; una salsa verde molto semplice, con olio extravergine, lime e peperoncino jalapeno coltivato nel nostro orto. Vi consiglio di provarle in quest’ordine”.
Ciascuno guarda il proprio piatto. “Che bello – dice Enrico -, che colori. Sembra un quadro. Diciamo la verità, questo ristorante non ci delude mai”.
Sono tutti d’accordo. Parlano forte del cibo e del vino.
Arturo li osserva, di nuovo li passa in rassegna uno ad uno. Yuri, una vita intera trascorsa in officina. Fabio, separato, solo, che ha sempre voglia di passare le serate con lui e Antonella, come se fossero la sua famiglia. Enrico, innamorato di Paolo dai tempi del liceo, inacidito dalla fatica di nascondere una omosessualità che sanno tutti. E Paolo, il più caro.
Vorrebbe che qualcuno di loro gli dicesse che è felice.
“Come stai Paolo?”
“Sto bene, Arturo”
“E con Maria come va, tutto bene?”
“Avanziamo con cautela, camminiamo sulle uova. Capisci cosa voglio dire. Ciascuno attento all’altro, com’è normale che sia. Dopo vent’anni – sorride - tanto affetto al posto di tanta passione, lo sai anche tu com’è.”
No, lui non lo sa com’è. Ma come potrebbe dirglielo - ah, mi dispiace, tra me e Antonella c’è sempre il fuoco dei primi tempi?
Vorrebbe fare qualcosa prima che la serata finisca. Dire a tutti che gli dispiace, per esempio. Che è solo questione di fortuna e lui non ha fatto niente per meritarsela. Che alcuni di loro ne avrebbero avuto più diritto. Vorrebbe abbracciarli, dire “Vi voglio bene”, ma chissà quanto lo prenderebbero in giro.
Fa un cenno alla cameriera, chiede la carta dei vini. Le bisbiglia: “Ci porti un Cristal del 2013, per favore. Ah, lo metta in conto solo a me”.
Arrivano i calici, viene versato lo champagne.
“Cosa festeggiamo – chiede Fabio - ho dimenticato qualcosa?”
“No, è che volevo”
“Forza ragazzi, alziamo i calici, che Arturo deve dirci qualcosa!”
“No, niente di che”
“E dai, non tenerci sulle spine!”
“Davvero, Yuri, non è niente di che. Però che bel gruppo che siamo! Dopo tutti questi anni…Vabbè, forse ho bevuto un po’, ma via, un ultimo sforzo: tutti in piedi!”
Le sedie si spostano, tutti sono in piedi con il calice in mano.
“All’amicizia, al tempo che passa, alle cose che restano!”
I bicchieri si incontrano sopra il tavolo, i vetri vibrano acuti: “Viva!”