Questa mattinata è sembrata infinita come il matrimonio dei cugini di Brescia.
Sulle scale che ci portano fuori mi affianco alla maestra Martina, le dico che io della guerra non ho tanta paura. Le spiego che nonno Sergio, con un pezzo di una vecchia sedia, mi ha costruito una fionda pazzesca che, se colpisce un nemico in un occhio, secondo me*, lo può anche uccidere.
(*quando non sono sicurissimo di una cosa devo sempre dire "secondo me", mamma ci tiene a 'sta cosa)
La maestra Martina ride. Chissà se per il nonno o per la sedia, o per la guerra. Non oso chiederglielo, e poi fuori c'è papà che mi aspetta sulla Punto rossa nuova.
Speriamo che abbia parcheggiato davanti al cancello, la devono vedere tutti.
Non vedo l'ora di arrivare a casa. Matilda, la nostra gatta, forse ha fatto i cuccioli.
Mamma ha detto che partorisce oggi e lei su queste cose non sbaglia mai.
Sbaglia sui videogiochi, sui nomi dei miei amici, una volta ha sbagliato le province della Toscana.
Ma sulle cose da grandi non sbaglia mai. E' un po' un supereroe delle mamme.
Entro in casa lanciando la cartella sul pavimento lucido. Se centro il vuoto fra il divano e la credenza sarà una splendida giornata, se non lo centro ho diritto ad un nuovo lancio.
Centro! C'mon guy!
Corro sul balcone. Delusione, Matilda è ancora lì col suo pancione stratosferico e mi guarda. Secondo me* sorride. Papà dice di no, dice che quella è la faccia da gatto, ma secondo me* sorride. A volte piange, a volte è incazzata perché non ci sono croste di formaggio, ma adesso ride, non ci sono dubbi.
Rientro nella mia stanza deluso, anche perché oggi sarebbe venuta Ilenia e insieme avremmo scelto i nomi dei gattini. Alzo gli occhi e lo vedo, appeso alla libreria, sembra l'armatura di un cavaliere medievale, è così bello che quasi mi manca il fiato.
E' il costume di Zorro che mamma stava cucendo di nascosto ieri sera. Io me n'ero accorto che quelli non erano vestiti normali, mica sono fesso.
Mi spoglio lanciando i vestiti. Non centro neppure un bersaglio, ma non importa, oggi è già una giornata stupenda.
Mi guardo allo specchio, sono bellissimo. Cappello nero, maschera nera, gilet nero, pantaloni neri, mantello nero con una "Z" rossa al centro della schiena.
Corro a prendere la spada sotto il letto e torno allo specchio. Ripeto le mosse che ho imparato alla TV. Uccido cinque nemici, due scappano terrorizzati. Un brutto ceffo mi supplica di risparmiarlo, lo guardo negli occhi - Sei fortunato hombre, tu devi rimanere vivo per raccontare a tutti che Zorro è in città. - gli dico.
Mi volto un poco e vedo mamma che sorride attraverso uno spicchio di porta.
Mi vergogno e le grido che non deve ridere, le chiudo la porta in faccia.
Un po' mi spiace, perché la mia mamma ha costruito quel costume pazzesco col nulla.
Cavolo quanto è brava, ma non mi va di dirglielo, non oggi.
Però un giorno che c'ho voglia glielo dico che io lo so che lei è un supereroe. Secondo me*.